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Antonella Sugameli

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Biblioteca Umana e Party Letterario: prodromi di un "Nuovo Umanesimo"

18/05/2024 19:35

Antonella Sugameli

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Biblioteca Umana e Party Letterario: prodromi di un "Nuovo Umanesimo"

Le nuove tendenzae anti-Social(i): Libreria Umana e Party Letterario. Un Nuovo Umanesimo fatto di incontri realmente autentici, attraverso le storie e i libri.

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È passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo letti: capita quando la vita fuori dalle tastiere richiede presenza. Nel frattempo ho raccolto un pò di informazioni e di letture annotate su un taccuino: “New York party letterario”, “Biblioteca Umana” e “Nuovo Umanesimo”. Con l'idea di scriverci un articolo, questo. Le prime due sono tendenze di cui ho appreso l'esistenza grazie ad Instagram e sul concetto di “Nuovo Umanesimo” è da un pò che ci rifletto osservando le derive a cui l'uso dei social ci sta portando, velocemente, inesorabilmente, consapevolmente o meno. Ma facciamo un passo indietro. L'Umenesimo è una corrente letteraria e filosofica che si è sviluppata in Italia nel Quattrocento. Durante l’Umanesimo vige una visione antropocentrica, in cui l’uomo viene posto al centro dell’universo. Questa contrasta con la precedente visione teocentrica, che vedeva Dio al centro e l’uomo sottoposto al suo volere.

Nell’Umanesimo centrale diventa il discorso sul destino: l’uomo diventa faber fortunae suae, cioè artefice del proprio destino. Può costruire la propria ricchezza e felicità attraverso la sua fatica, la sua intelligenza e un attento amministrare dei propri beni. Questa mentalità è espressa nell’Oratio de hominis dignitate di Pico della Mirandola, in cui l’autore afferma che l’uomo fu creato come una creatura indefinita, libera di plasmarsi a proprio piacimento. L’uomo può elevarsi al rango delle “cose superiori, che sono divine” o degenerare nelle “cose inferiori, che sono i bruti” – scelta che caratterizza la sua libertà. E che condiziona le sue relazioni, aggiungo. E qui arriviamo al prossimo filosofo: Auguste Comte, considerato il fondatore del Positivismo nell'ottocento (anche se il termine positivo compare per la prima volta con il filsofo Saint Simon). Comte torna a mettere al centro l'uomo - in quanto creatore di relazioni con altri individui e con la società - e culmine del suo sapere positivo (o scientifio) diventa la Sociologia

 

E qui veniamo al nodo della questione. Il mondo della rete svela l'inconsistenza e la superficilità delle relazioni odierne fatte di “like” in cui solo una piccolissima percentuale si converte in incontri di valore anche fisici, gli unici - a mio avviso - che permettono alle persone fatte di carne, ossa, pensieri ed emozioni di condividere le rispettive storie, le sole a trascinarci in un vortice di interesse da cui scaturiscono domande, poi domande e ancora domande. E così arriviamo all'iniziativa danese che ha attirato la mia curiosità: la Biblioteca Umana. Vediamo insieme di cosa si tratta. 

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La Biblioteca Umana in Danimarca

La “Biblioteca Umana” (la maiuscola iniziale è voluta) o “Biblioteca vivente” è nata in Danimarca nel 2000 ma si è diffusa in molti paesi. Il libro è l'essere umano. L'idea è far conoscere le storie di chi ha subito discriminazioni e ha vissuto momenti di emarginazione, con lo scopo di superare il pregiudizio permettendo a chi l'ha subito di condividerlo. La persona che si racconta, un volontario, si apre all'altro attraverso l'ascolto attivo e un dialogo aperto, rispondendo liberamente alle domande che gli vengono poste. La Human Library non è un luogo fisico. Come funziona allora? Durante un evento, che può aver luogo ovunque - al chiuso o fuori - i lettori scelgono da un catalogo una persona con cui conversare per una mezz'ora circa. Ognuna di queste persone è identificata da un titolo abbreviato: “Amante del BDSM”, “Vittima di violenze domestiche” o “Praticante del poliamore”, come fosse un libro. In quanto rappresentante di un gruppo sociale (emarginato) ciascuna è oggetto di preconcetti o discriminazioni per via della sua identità o delle sue esperienze di vita o della sua religione, ma anche per il suo aspetto fisico, per la sua nazionalità o per il suo stile di vita. I lettori possono fare al volontario o volontaria ogni tipo di domande, anche le più scomode o imbarazzanti. Il motto è “non giudicare nessuno”. 

 

Questa iniziativa mi ha fatto riflettere sulla potenza delle storie, di quanto siamo capaci attraverso esse di trasformare la nostra vita e quella altrui attraverso l'ascolto. Proprio come accade con la lettura. Ho interrogato l'AI, come fosse un oracolo moderno, su cosa porti oggi alla diffusione di iniziative come questa. Ecco la sua risposta: la possibilità di ascoltare le storie personali di individui che hanno vissuto esperienze diverse dalle nostre ci aiuta a sviluppare empatia e connessione. Questo atteggiamento, di rimando, conduce a una maggiore comprensione e rispetto per gli altri.

 

La Biblioteca Umana sfida i pregiudizi e gli stereotipi e l'incontro con persone appertenenti a gruppi emarginati o stigmatizzati, consente di superare idee preconcette e barriere, imparando a vedere al di là delle etichette.

Inoltre, l’iniziativa incoraggia il dialogo aperto e sincero tra le persone attraverso, infatti, il confronto diretto con i “libri umani,” è possibile apprendere di più su esperienze diverse ponendo domande, esprimendo curiosità (anticamera dell'interesse). Infine, la Biblioteca Umana aumenta la consapevolezza su questioni sociali, come discriminazione, disabilità, orientamento sessuale e migrazione. Questo può portare a una maggiore sensibilizzazione e conseguentemente a mettere in campo azioni positive.

 

In sintesi, la Human Library è un modo efficace per creare ponti tra le persone, abbattere barriere e promuovere l’inclusione. 

Artificiale ma Intelligente questa risposta. 

E veniamo adesso alla seconda iniziativa.

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Party Letterario a New York

Una sera a New York quattro amici (sto canticchando la canzone di Gino Paoli Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo) decidono di spegnere i telefoni e di aprire un libro. Così nascono queste serate atipiche che stanno infiammano la città con liste d'attesa per partecipare. "Speravamo di coinvolgere una manciata di amici in zona. Certo non pensavamo di spingere migliaia di persone ad abbracciare l’amore per i libri" racconta uno degli ideatori. Gli eventi letterari nascono con lo scopo di far incontrare lettori appassionati e di condividere letture con altri avventori, senza la distrazione dei telefonini. Questi Reading Rhythms o “Feste di lettura” non sono club del libro tradizionali, ma piuttosto occasioni per divertirsi leggendo in compagnia. Ognuno porta il proprio libro, e tra le sessioni di lettura si chiacchiera liberamente. Le posture di lettura sono varie, e l’unica regola assoluta è non utilizzare i cellulari durante l’evento. 

 

Questa tendenza riflette un desiderio di connessione autentica e il bisogno forse di allontanarsi dalla tecnologia digitale da cui siamo sempre più fagocitati (me compresa - mi dò un tempo infatti per l'utilizzo dei social per non perdermi nelle storie altrui). Mi torna in mente ancora Pico della Mirandola di cui riporto un breve passo tratto dall'opera “Oratio de homine dignitate“ che personalmente adoro: "Nell'uomo nascente il Padre ripose semi d'ogni specie e germi d'ogni vita. E a seconda di come ciascuno li avrà coltivati, quelli cresceranno e daranno in lui i loro frutti. [...] se sensibili, sarà bruto, se razionali, diventerà anima celesta, se intellettuali, sarà angelo, e si raccoglierà nel centro della sua unità, fatto uno spirito solo con Dio (…)”.

 

E Dio può essere qualsiasi cosa faccia rima con amore, passione, meta, che ci renda individui migliori per noi stessi e nelle relazioni con gli altri. Il cambiamento, di qualunque tipo si tratti - specialmente quello culturale - richiede una visione e poi il coraggio di realizzarla. Di questa "visione" siamo tutti responsabili per creare il mondo che vorremmo abitare e in cui incontrarci (anche in un bar).

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Spazio alla riflessione

L’umanesimo contemporaneo diventa, dunque, la sintesi di quello rinascimentale alla luce delle teorie positiviste e di quelle attuali in materia digitale.

Pier Cesare Rivoltella (insegnante di Didattica e Tecnologie dell’istruzione all’Università Cattolica di Milano), durante un convegno sull’educazione e le nuove tecnologie, ha esposto dieci tesi che affrontano temi legati ai media digitali e alla loro relazione con l’apprendimento, tema oggi sempre più attuale perché si cerca di integrarli nella didattica stimolando però i giovani ad uso critico del mezzo. Rivoltella sottolinea a questo proposito la differenza tra Education Technology e Media Education: la prima utilizza le tecnologie come supporto alla mediazione nei processi di insegnamento e apprendimento; la seconda, invece, lavora sui linguaggi mediali in generale, sviluppando una certa responsabilità rispetto agli artefatti culturali digitalizzati.

 

Il digitale non sostituisce nulla, ma arricchisce le nostre possibilità di intervento nel reale: le tecnologie sono integrate e non sostitutive. Ciò che conta, quindi, sono le pratiche degli individui, non le tecnologie stesse.

Queste sue tesi offrono spunti interessanti per comprendere il ruolo dei media digitali nell’educazione e nella società: al centro c'è sempre (e sempre ci sarà) la riscoperta dell’uomo e dei suoi valori. In un mondo sempre più connesso, l’individualismo - spogliato di ogni accezione negativa - emerge come una reazione “anti-Social”, e in questa nuova dimensione sono le relazioni personali e la loro autenticità a diventare preziose. L'uso consapevole della tecnologia può migliorare o addirittura creare relazioni significative (devo molto della mia formazione negli ultimi anni a certe influencer culturali) imparando a dosare tempi e “influenza” sui contenuti fruiti, mantenendo un approccio personale e critico.

 

In sintesi, l’umanesimo digitale ci invita a esplorare il nostro potenziale umano, a valorizzare l’individualità e a coltivare relazioni autentiche alla ricerca di una connessione vera (senza intermediari tecnologici ogni tanto) alla luce del rispetto delle opinioni altrui, delle rispettive culture, delle relative esperienze che ogni individuo incarna come espressione di una storia particolare, la sua. 

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