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Antonella Sugameli

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Francesca Morvillo ricordata da Gilda Terranova nel trentennale della strage di Capaci

10/07/2023 12:16

Antonella Sugameli

Presentazioni, Racconto, Gilda Terranova, Francesca Morvillo, Adolescenti, Mafia, Antimafia,

Francesca Morvillo ricordata da Gilda Terranova nel trentennale della strage di Capaci

Gilda Terranova racconta Francesca Morvillo, un libro dedicato alla memoria di una donna straordinaria nel trentennale della strage di Capaci.

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Quando ero adolescente, era costume guardare il telegiornale durante la cena. Quel sabato non ha fatto eccezione. Io avevo tredici anni il 23 maggio 1992. Di pomeriggio eravamo da mio zio a San Vito Lo Capo e anche in casa sua il televisore era acceso. Ricordo perfettamente tutti i presenti portarsi le mani alle tempie, nell'apprendere la tragica notizia dell'attentato avvenuto a Capaci alle 17:58. Le teste ciondolavano. “No. Non è possibile”, dicevano tutte all'unisono. La cena andò a tutti di traverso, me compresa, che vedevo piangere mia madre e tutti i presenti. Solo qualche anno più tardi, con l'acquisto del libro “Stragi di mafia” di Angelo Vecchio, ho compreso la portata di quanto accaduto quel sabato. E oggi, che sono passati 31 anni da quel giorno, mi è ancora più chiaro.

Il contesto italiano del 1939 e del 1947

Nel 1939 l'Italia era governata da Benito Mussolini e dal regime fascista ed era pronta ad entrare nella seconda guerra mondiale al fianco dell'Asse, formato da Germania e Giappone. Nel corso di quell'anno, l'Italia ha continuato ad attuare politiche fasciste, che comprendevano la censura dei media, la repressione politica e la promozione del nazionalismo e dell'autarchia economica. Inoltre, sempre nel 1939, la nostra nazione ha stretto un'alleanza con la Germania nazista di Adolf Hitler, stipulando quello che passò alla storia come il “patto di acciaio”. Il patto impegnava le due potenze dell'Asse a darsi reciproco aiuto, politico, diplomatico e anche militare - in caso di conflitto - nella difesa dei rispettivi “interessi vitali”, rappresentando un ulteriore passo verso il coinvolgimento diretto dell'Italia nella seconda guerra mondiale.

Giovanni Falcone è nato a Palermo il 18 maggio del 1939, mentre il mondo si preparava a scendere in guerra.

 

Dopo la Seconda guerra mondiale, l'Italia si trovava in una situazione difficile. Il paese era stato pesantemente bombardato e molte città erano state distrutte. Inoltre, l'economia era in rovina e il tasso di disoccupazione molto alto. Durante l'estate del 1947, c'è stata una grave carestia nel Paese a causa di una combinazione di fattori, tra cui una siccità prolungata e molti italiani hanno sofferto la fame. A settembre del 1947 è stata istituita la Costituzione italiana: ancora oggi base del nostro sistema legale e politico. 

Francesca Morvillo è nata a Palermo il 27 marzo del 1947, ignara di quanto il mondo avesse bisogno di pace e di giustizia sociale.

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Francesca Morvillo: una donna di legge per la legge

Francesca Morvillo si è laureata a 22 anni in Giurisprudenza presso l'Università di Palermo e successivamente ha scelto Magistratura adempiendo ai suoi doveri con lealtà, dedizione e determinazione. Non ha mai indietreggiato, mai, neppure quando la speranza di poter trascorrere le - tanto attese - vacanze a Favignana, l'ha abbandonata.

Francesca e Giovanni si sono “riconosciuti” anime affini e si sono sposati nel 1986. Impegnati nella lotta alla criminalità organizzata, moglie e marito condividevano i valori di giustizia e legalità in una Palermo macchiata di sangue, tra la fine degli anni ‘70 e ’90, in cui grande era la paura di finire nel mirino della mafia e di trovarsi coinvolti per caso in un attentato. «La sicilia di oggi è come una polveriera nelle mani di Cosa Nostra» scriveva Angelo Vecchio. Accendendo quel maledetto televisore si era presi ogni volta dal terrore di apprendere un nuovo agghiacciante fatto di cronaca. E questo, accadeva spesso, troppo spesso. 

 

Il primo giorno di università, ricordo che iniziai a parlare con un vicino di banco per sciogliere il ghiaccio.

«Sicliana» disse riconoscendo l'accento, «lupara» aggiunse ridendo. Ma a me quell'affermazione non piacque proprio e non risi. Cercai di spiegargli come la mafia fosse un fatto culturale e come tutti i fatti andava compreso, contestualizzato, ma non messo in ridicolo né tantomeno osannato citando pellicole cult. Il tizio continuava a prendermi in giro e a parlare dei siciliani come se tutti fossimo individui muniti di armi pronti a sparare a ogni turista capitato lì per caso. Non è facile spiegare cosa voglia dire essere siciliano a chi non lo è e a chi, soprattutto, non ha vissuto la Sicilia di quegli anni (o quelli precedenti o successivi). L'aggettivo “mafioso” te lo ritrovavi tatuato addosso senza volerlo. Ma la mafia non è dei siciliani, non ci appartiene indistintamente. 

Se sei nato a Palermo, ogni volta che passi da Capaci, quel tratto di autostrada - dopo il 23 maggio 1992 - non è un tratto qualsiasi. E nessuno, che abbia un minimo di coscienza politica, sociale, che abbia una coscienza, lo attraversa a cuor leggero. Quella lapide, a eterna memoria, ce l'abbiamo sul cuore e ce la portiamo dietro ovunque andiamo.

 

Francesca Morvillo è ricordata come moglie di un grande magistrato, ma è stata una figura di altrettanto coraggio e di inflessibile determinazione nella lotta alla mafia e nell'educazione di una mentalità antimafiosa. La sua morte, insieme a quella di altre vittime di attentati criminali, ha suscitato, e suscita, indignazione e mobilitazione in Italia come all'Estero. Il lavoro svolto da Francesca Morvilo e da Giovanni Falcone, viene ancora oggi considerato come simbolo di impegno civile e di resistenza alla criminalità organizzata, grazie a cui si deve il risveglio delle coscienze, che ha interessato siciliani e non. Il libro di Gilda Terranova, edito da Einaudi Ragazzi di Oggi, nasce dal desiderio di raccontare Francesca Morvillo, unica donna magistrato vittima di mafia. La storia prende le mosse da un'importante constatazione: «Il nome comune prevale sul nome proprio come se la sua identità coincidesse con quella dell'uomo che ha sposato; e non è così». L'autrice vuole parlare di Francesca Morvillo vissuta e morta accanto all'uomo che amava condividendone valori, obiettivi, paure e speranze. Perché se di Giovanni Falcone tanto si è detto e si dice, di Francesca Morvillo si è detto poco pur essendoci molto ancora di cui parlare. L'autrice menziona i suoi successi accademici e professionali, ricordando come la sua fu una delle prime toghe in quegli anni, mentre oggi le donne in magistratura sono più numerose degli uomini. Ma allora era un fatto più straordinario che ordinario.

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Un racconto per i giovani di ogni tempo

A raccontare la Palermo tra gli anni ‘80 e ’90 nel libro di Gilda Terranova: “Maggio a Palermo” Una storia per Francesca Morvillo è Laura, che frequenta il bar di via Notarbartolo dove è solita incontrare questa donna silenziosa e scortata, già dal “secondo caffè”, e da cui è misteriosamente affascinata. Si dipana così la storia di Francesca Morvillo contestualmente a quella di Laura, dalla fine del liceo all'inizio dell'università, con le sue spille, la giacca di jeans e i capelli cotonati. Anni segnati dalla musica degli A-Ha, dei Pink Floyd e dei Clash, che ascolta con il suo walkman mentre sfreccia con pattini a stivaletto bianchi per una Palermo, ostaggio di Cosa Nostra fino al maxi processo e, infine, alla strage di Capaci: data che segna il risveglio di un'intera comunità civile. Quel giorno perderanno la vita il giudice Giovanni Falcone, il magistrato Francesca Morvillo, sua moglie, e i tre uomini della scorta:  Vito SchifaniRocco Dicillo e Antonio Montinaro. 

 

«Questa storia comincia in un bar di Palermo nel 1986, a maggio, mese di Jacarande e di comunioni (…)» inizia così il libro di Gilda Terranova. Sembra di passeggiare per strade infuocate in cui il sole si riflette sugli specchietti delle auto in corsa e il puzzo dello scarico delle vetture fa da contraltare a quello dei fiori, che in primavera la punteggiano di sfumature accese. La narrazione è intensa, ripercorre i feroci avvenimenti di quegli anni attraverso lo sguardo innocente e impaurito di Laura: i walkman, i telegiornali, le sirene, le morti nelle strade, il terrore. Palermo era la città dei sopravvissuti. Molti giovani per paura, finita l'università, se ne andavano, in pochi restavano. Questa è una storia scritta per chi resta, per chi ha pagato caro il prezzo dell'integrità e della fedeltà a un ideale. Francesca Morvillo è una donna operosa e silenziosa, a cui la scrittrice restituisce una voce, anni dopo la sua morte. E nel farlo ricorda il ruolo avuto da tante donne in quegli anni terribili: a partire da quelle che hanno fondato l'Associazione delle donne siciliane contro la mafia e le moltissime portavoci dell'iniziativa lenzuoli bianchi, attraverso cui Palermo ha espresso dissenso e profondo disgusto, verso ciò che la criminalità organizzata ha rappresentato per decenni. Oggi altre Francesca Morvillo combattono contro la cultura mafiosa come forma mentis, con altri mezzi rispetto al passato, ma con la stessa forza e la stessa incorruttibile intransigenza. Se la voce ad un certo punto tace, l'esempio resta a eterno ricordo: questo il messaggio che Gilda vuole dare a piccoli e grandi lettori del nostro tempo.

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Una presentazione appassionata presso la Libreria Europa  a Palermo

Non conoscevo l'autrice ed è stata la mia prima volta presso la Libreria Europa, dove ho conosciuto Chiara, libraia luminosa e accogliente, Simona Conigliaro e Antonella Pascucci lettrici appassionate e intervistratrici in quell'occasione.

Gilda Terranova è stata coinvolgente durante il suo intervento: precisa, meticolosa nel ricostruire la vita e la professione di questa donna di cui si sa davvero molto poco e di cui, è emerso ancora meno dai media negli anni bui delle indagini di Giovanni Falcone per smantellare il clan di Cosa Nostra. Gilda parla di mafia. Che cos'è la mafia? “Assenza di libertà” dice. “Se lo Zen si raggiunge in 45 minuti con l'autobus, non è una città”. A questo proposito l'autrice racconta della sua esperienza in Francia, dove ogni mercoledì un bus accompagnava i ragazzi in piscina e di come lo sport sia vita. “Collegando le periferie al centro si può trasformare il degrado e combattere la criminalità”, sostiene. “La piscina comunale a Palermo non può chiudere, perché rappresenta speranza per molti ragazzi e atleti”.  Si rammarica, Gilda, pensando a Palermo potenzialmente città dei giovani, ma non nei fatti. “La qualità della vita cambia se ci sono strutture e infrastrutture che permettano ai ragazzi di pensarsi altro oltre allo sballo”, afferma. Scrittrice e insegnante appassionata, porta in aula il suo contributo civile e politico parlando ai suoi alunni di Giovanni Falcone e di Francesca Morvillo, leggendo le interviste o mostrandone i video. Vuole dare loro fiducia, condividendo i cambiamenti avvenuti in ambito gudiziario e civile dopo il maxi processo, stimolandoli a un pensiero critico e consapevole.

A Palermo ogni giorno c'è chi fa del suo meglio per creare e non per “sopravvivere”: c'è la libreria Giufà allo Zen, presidio culturale per incentivare la cultura e la socialità in questo territorio benedetto da Dio e maledetto dagli uomini, come qualche anziano farfuglia all'ombra di un bar sorseggiando caffè. Ci sono i Cantieri culturali alla Zisa, ex area industriale di Palermo, oggi multiforme polo culturale della città. E mentre, tornando a casa, guardo Palermo allontanarsi attraverso il finestrino, ripenso a quanto sia stato strano e bello, dopo tanti anni di assenza, trovarmi quel pomeriggio del 17 giugno in via Uditore 22 a/B a Palermo.

 

Se hai voglia di vedere la presentazione completa del libro “Maggio a Palermo” di Gilda Terranova, trovi il link di seguito. E se hai voglia di condividere con me le tue riflessioni, scrivimi!

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