“L’Alchimista” di Paulo Coelho è il libro che più ha colpito il mio immaginario fin dalla sua prima lettura: tutta d’un fiato. Mi è piaciuto così tanto che quando mi hanno regalato la seconda copia ho deciso di non cambiarla: se qualcuno lo aveva scelto per me dovevo tenerlo. Di fatto quello è l’insegnamento che quel libro mi ha lasciata ad oggi: seguire i segni. E questo modus operandi mi ha portata a raccogliere le ispirazioni giunte dai luoghi più disparati (sogni inclusi) molte poi confluite nei miei racconti. Nel periodo di permanenza a Barcelona ho acquistato anche la versione in spagnolo, per rileggerlo in un'altra lingua. L'effetto è sempre quello: nuovo come la prima volta.
Non so quali siano le tue parole preferite, Alchimia, avrai capito, è in cima alla lista delle mie preferite. Dimostrazione è un altro libro acquistato molti anni fa (dopo aver letto “L’Alchimista") risalente al periodo universitario, “Arte e Alchimia” di Maurizio Calvesi della collana artedossier (edito da Giunti). Letto solo recentemente. Chi ama i libri lo sa. Alcuni si comprano e si lasciano decantare e quando si aprono è il momento giusto: sprigionano tutta la loro sapienza e il loro tempismo. Questo libro non poteva giungere nelle mie mani in un momento migliore.
Scrivere ha a che fare con l'alchimia
Da un po’ di tempo mi frulla nella mente un progetto editoriale che con l’alchimia ha a che fare. Succede che non si sappia mai come dar seguito a un’idea fino a che non è l’idea stessa che trova il modo di farsi strada da sola. Tra i diversi spunti che in quel libro ho trovato, condivido con voi questo.
Si parla di Giorgio De Chirico, esponente del Surrealismo. Sapevi che era vicino alla cultura dell’alchimia? Lo si evince dalla monografia scritta dalla sua compagna Isabella Far (1968) e di cui riporto qualche riga tratta dal libro sopra citato: «De Chirico (…) conosceva la difficoltà che, per un pittore dell’epoca nostra, rappresenta la ricerca dei segreti degli antichi maestri, i segreti della scienza pittorica. (…) Per giorni interi, alzandosi a volte persino di notte, il pittore, come un alchimista nel suo laboratorio, cercava la materia meravigliosa (…)».
Anche scrivere ha a che fare con l'alchimia e qui ti spiego cosa è e cosa ha in comune con la scrittura. Si tratta di un processo di trasformazione della materia grezza (avrai sentito parlare di quei maghi, scienziati, artisti in grado di trasformare il piombo in oro). Considerando il procedimento da un punto di vista simbolico/narrativo il piombo rappresenta l'idea e l'oro l'opera letteraria compiuta. Così come nel processo alchemico si distinguono diverse fasi intermedie, ognuna associata ad un colore - Nigredo, Citrinitas, Rubedo, Albedo - allo stesso modo accade nella scrittura. Ciascuna racconta un mutamento spirituale del soggetto stesso durante l'azione dello scrivere sia come “artista” che (soprattutto) come “individuo”. Senza volerlo e per puro “caso” ho indotto che stavo mettendo a punto le fasi di questo processo, durante la stesura del mio secondo racconto, che in realtà è il primo. E qui ti svelo un segreto.
Scrivere partendo dai segni
“Nero, una storia a colori”, pubblicato in selfpublishing solo dopo “Il Pesce Palla e La Luna”, in realtà è stato scritto molto tempo prima. E corrisponde alla fase buia della nigredo alchemica, dal punto di vista personale e professionale. Una storia scritta di getto e lasciata a impolverarsi nel cassetto, per poi essere ritrovata a distanza di anni. Nero, sei anche tu che almeno una volta nella vita hai cercato il tuo posto nel mondo. Non parla solo di colori, questo racconto, ma di autodeterminazione, un processo lungo e profondo che non può prescindere dall'incontro con l'altro. Non a caso, Nero, incontra Alkìm (un artista sui generis) nel momento cruciale di quel percorso. E come avrai notato, lo stesso nome dello stregone (Alkìm) richiama la parola “alchimia”. La scrittura è proprio un processo magico: perché oltre a creare senso, aiuta ad “approfondire e a pensare” (Paolo Pejrone “In giardino non si è mai soli”) e a coltivare questo difficile rapporto con il Sé.
I segni rielaborati e giunti a me - da quando ho iniziato a coglierli e a trasformarli - sono davvero molti e hanno a che fare con un'altra parola di cui ti parlerò in questo articolo: serendipità.
Ho scoperto questo termine (coniato da Horace Walpole, scrittore inglese, nel XVIII secolo), grazie al film del 2001 “Serendipity” di Peter Chelsom (lasciamo perdere la traduzione in italiano “Quando l'amore è magia”). Serendipità indica l'opportunità di fare scoperte casuali grazie alle quali trovare qualcosa di non contemplato e molto significativo (collegabile alla nozione “associazione di idee”).
Non ha tutto questo a che fare con la magia?
5 Consigli utili per non lasciarti sfuggire i segni
C'è sempre un richiamo personale in ciò che attira la nostra attenzione, pertanto non prendere sotto gamba ciò che ti colpisce e suscita il tuo interesse. Piuttosto chiediti qual è la parte di te che vuole venire alla luce e cosa ha voglia di conoscere. Rimarrai stupita da quante cose ti svelerà il tuo sguardo sul mondo e su te stessa.
Ti lascio alcuni consigli come basi di partenza per poi trovarne altri tutti tuoi:
1. Lasciati ispirare dai sensi.
2. Raccogli gli indizi che più ti rappresentano o che risuonano con la tua anima.
3. Appunta le tue parole preferite su un foglio, su un post-it, su un diario, dove vuoi.
4. Scrivi le sensazioni che ti suscitano.
5. Trova il (tuo) senso in quello che ti raccontano.
Se hai voglia di condividere le tue "magiche" scoperte scrivimi sarò molto felice di leggerle!