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Antonella Sugameli

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La via della Bellezza: per riflettere, creare, scrivere

10/09/2024 12:48

Antonella Sugameli

Ispirazioni, Bellezza, Sicilia, Filosofia, Wabi Sabi, Occidentale, Orientale,

La via della Bellezza: per riflettere, creare, scrivere

Questo articolo è stato ispirato da un libro e da un luogo. Leggilo per saperne di più.

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Quanto tempo dall'ultima volta! In questi mesi sono accadute molte cose a livello personale e familiare che mi hanno tenuta lontana dalla scrittura metodica di questo blog. Ammesso che metodica io qui lo sia mai stata. Avrete capito due cose:

1. Scrivo se ossessionata da intuizioni o da temi: se il loro pensiero si intensifica con i giorni allora, con buona pace dei miei piedi, mi siedo e mi alzo solo quando finisco di buttar giù l'ultima parola. 

2. Scrivo per scelta non per obbligo verso un target, un motore di ricerca, un algoritmo. 

Fatta questa premessa veniamo “al grano” come dicono a Barcelona (vamos al grano). Oggi voglio parlarvi di Bellezza. Non quella dei corpi, mi spiace deludervi, bensì la bellezza come concetto filosofico. Cercherò di scuscitare al riguardo più interesse che noia, almeno nelle intenzioni.

In filosofia la disciplina che studia la Bellezza è l'Estetica

Secondo la definizione che ne dà Wikipedia, Estetica deriva dal gr. αἴσθησις, che significa "sensazione", dal verbo αἰσθάνομαι “percepire attraverso la mediazione del senso”. Il Bello come esperienza ha origine dunque nei sensi: la vista in primis, ma non escluderei olfatto e udito (anche la musica è considerata “disciplina estetica” da Platone, Aristotele, Kant, Nietzsche e Schopenhauer solo per citarne alcuni). 

 

A proposito di udito mi viene in mente il brano di Benson Boone “Beautiful things” (per restare in tema) che ultimamente ascolto spesso. Parlando di olfatto, invece, vi racconto un fatto accaduto ieri mentre passeggiavo tra invadenti raffiche di scirocco: alcuni fiori di Pomelia disseminati sul marciapiede hanno attirato il mio sguardo. Ne ho presi due. Uno da mettere tra i capelli e l'altro da annusare lungo il tragitto. Trovo quel profumo irresistibile e bellissimo.

 

La produzione artistica che caratterizza un periodo storico, una civiltà, un'epoca fa che che si parli di estetica platonicaumanistica, manzoniana, questo perché la bellezza non può prescindere dal contesto da cui il prodotto culturale è influnzato così come il suo creatore (sul ruolo del contesto, nella generazione della bellezza, la natura ha molto da insegnare, come vedremo tra poco). 

Il termine “estetico”, nel linguaggio comune, indica l’aspetto e i caratteri esterni di oggetti e di prodotti suscettibili di essere considerati belli o brutti (giudizio estetico), dipendendo appunto dalle sensazioni che suscitano. Umberto Eco nel 2004 ha pubblicato con la Casa Editrice Bompiani “Storia della Bellezza” e nel 2007 “Storia della Bruttezza avvalendosi di contributi provenienti dalla storia dell'arte e dall'estetica, ripercorrendo la storia di un'intera cultura dal punto di vista iconografico e letterario-filosofico. Un bel viaggio visivo per chi volesse approfondire.

In questo articolo scopriremo insieme il concetto di bellezza in alcune filosofie occidentali e orientali e, infine, come la sua contemplazione può influenzare positivamente i nostri atteggiamenti. 

 

Ho scelto la foto che segue volutamente: questo articolo è stato ispirato da un luogo e da un libro. Il luogo è l'Atelier sul mare, Albergo-Museo a Castel di Tusa unico nel suo genere in quanto dotato di camere d'arte interamente progettate da artisti: viverle è un'esperienza sinestetica senza precedenti. E il libro? Per scoprirlo dovrete continuare a leggere. 

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La Bellezza: un ponte tra filosofie e culture

Siamo esseri senzienti e il sentimento ci accomuna tutti a prescindere dalla parte di globo in cui viviamo. La sensazione che produce la bellezza può variare nei modi di interiorizzazione ed espressione, ma ci appartiene come esseri umani. Il Buddhismo vede la bellezza come un mezzo per raggiungere l’illuminazione. La meditazione e la mindfulness sono pratiche che aiutano a percepirla nel momento presente (libro interessante sul tema è "Il potere di adesso" di Eckhart Tolle). Alcune pratiche religiose ed esoteriche inducono alla consapevolezza e pace interiore per aprire il così detto terzo occhio, finestra da cui cogliere l'invisibile nel visibile. Nonostante bellezza sia un concetto universale, che ha affascinato e affascina filosofi, artisti e pensatori di ogni epoca e cultura, tuttavia le sue interpretazioni variano notevolmente tra le diverse tradizioni filosofiche. Ad esempio, nel Taoismo cinese, è vista come un riflesso dell’armonia universale - Tao - e della semplicità naturale (la copertina cartacea del racconto "Il Pesce Palla e la Luna" è un omaggio al Tao. Lo avevate notato?). 

 

Derivato dalla cultura giapponese è il concetto di “wabi-sabi” che celebra le cose semplici e non perfette. Scoperto per serendipità ascoltando l'illuminante audiolibro di Tomàs Navarro sulla piattaforma Storytel (ecco il libro che ha ispirato questo articolo). Attraverso una trattazione dettagliata, tra il romanzesco e il saggio con fini pedagogici, l'autore approfondisce un tema lontano dal mondo occidentale i cui tratti distintivi sono: accettazione, imperfezione, transitorietà. A dispetto della cultura occidentale dove vigono - dico io - le tre P (performance, pressione e perfezione), il wabi-sabi si basa su tre principi fondamentali: 

1) Nulla dura

2) Nulla è finito

3) Nulla è perfetto.

 

Eppure è bello.

Insomma come fare a pezzi la cultura dell'eccellenza a tutti i costi. 

 

La filosofia occidentale ha una lunga tradizione di riflessione sull'estetica, a partire da Platone per cui bellezza è un’ideale a cui tendere associato ad Eros (figlio di Poros “abbondanza” e Penia “povertà”) sentimento dicotomico per antonomasia, anelante all'abbandonza ma che deve fare i conti con la mancanza. 

Aristotele, più pragmatico, associa la bellezza all’ordine, alla simmetria e all’equilibrio, tutti elementi del mondo sensibile. Alexander Gottlieb Baumgarten, fondatore dell’estetica come disciplina autonoma nel XVIII secolo, la definisce scienza della conoscenza sensibile, raggiungibile attraverso l’arte.

Georg Wilhelm Friedrich Hegel vede la bellezza come la manifestazione sensibile dell’idea. L’arte è un mezzo attraverso il quale lo spirito assoluto si esprime e si realizza nel mondo sensibile.

Fëdor Dostoevskij nel romanzo “L’idiota” esplora la bellezza come un concetto complesso e spesso contraddittorio, capace di rivelare sia il meglio che il peggio dell’animo umano. Alla Bellezza è riservata una promessa: “salvare il mondo”.

Oscar Wilde ne “Il ritratto di Dorian Gray” riflette sulla bellezza e moralità, mostrando come l’ossessione per l’apparenza possa portare alla rovina dell'anima.

Alda Merini, poetessa italiana ha spesso trattato il tema della bellezza nei suoi versi, descrivendola come una luce che emerge dall’oscurità.

Simone de Beauvoir Nella sua opera “Il secondo sesso”, discute la bellezza in relazione alla condizione femminile e alla percezione del corpo delle donne nella società.

Hannah Arendt sebbene sia più conosciuta per i suoi lavori sulla politica e la filosofia, ha riflettuto sulla bellezza come parte dell’esperienza umana e della cultura. Susan Sontag ha scritto ampiamente sull’estetica e la bellezza, esplorando come queste influenzano la nostra percezione del mondo e delle arti.  Julia Kristeva, filosofa e psicoanalista francese, ha esaminato la bellezza attraverso il prisma della semiotica e della psicoanalisi, collegandola alla nozione di abiezione e al sublime.

 

C'è un ponte estetico che unisce le due culture sul tema? Il potere trasformativo e moltiplicatore della bellezza, azzerderei. 

L'esperienza estetica può avvenire per mezzo della natura, dell'arte, dell'architettura, della politica, della musica, del teatro, della letteratura, della filosofia, della religione, del dolore. Sì, a volte anche di quello. Un dolore profondo mi ha fatto conoscere il libro di Tomàs Navarro sul concetto di wabi-sabi. Il dolore è diventato accettazione prima e consapevolezza dopo. E questo articolo la volontà di condividere una bella scoperta.

 

Non importa come si faccia esperienza della bellezza, basta che la facciate però. Quell'esperienza, se interiorizzata, provocherà un cambiamento significativo, moltiplicando gli effetti positivi. Eh sì, la bellezza è contagiosa.

 

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Influssi positivi della Bellezza sugli atteggiamenti

La bellezza ha il potere di influenzare positivamente gli atteggiamenti e il benessere delle persone. Studi psicologici hanno dimostrato che l’esposizione alla bellezza naturale e artistica può ridurre lo stress, migliorare l’umore e aumentare la creatività. Può anche promuovere un senso di connessione e appartenenza, aiutando le persone a sentirsi parte di qualcosa di più grande, ispirando comportamenti positivi. Ad esempio, la contemplazione della bellezza naturale può incoraggiare atteggiamenti di rispetto e di protezione verso l’ambiente, ricavandone insegnamenti preziosi.   A questo proposito vi racconto una cosa successa qualche settimana fa. 

 

Passeggiando come sono solita fare ogni volta che mi formicolano i piedi, (succede spesso sì) un cactus ha attirato la mia attenzione: quattro fiori rosa pastello di un'intensità indescribile germogliavano tra le sue irte spine. Una pianta ostile all'uomo, per caratteristiche morfologiche, può generare una bellezza inaudita e nel posto giusto moltiplicarsi (come potete vedere dalle foto). Dalle piante apprendo un importante insegnamento: il ruolo del contesto sulla capacità di fiorire e quindi di generare bellezza, in un ambiente di cura. 

 

La contemplazione del Bello, ho osservato su di me, attiva anche la metacognizione sui processi che riguardano il modo di pensare, permettendomi di concentrarmi sui pensieri positivi, riconoscendo quelli negativi per poterci lavorare su. 

Inoltre, contemplare bellezza può ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, provocando calma e rilassamento. Stimola la produzione di endorfine, i cosiddetti “ormoni della felicità”, migliorando l’umore e riducendo i sintomi di depressione e ansia.

Può aumentare il senso di gratitudine e apprezzamento per il mondo che ci circonda, portando a una visione più positiva della vita.

Ispira creatività e innovazione, aiutando a vedere le cose da nuove prospettive, trovando soluzioni "divergenti" a vecchi problemi.

Rafforza i legami sociali e promuove un senso di comunità e appartenenza. 

 

Come ottenere questi effetti benefici? Educando lo sguardo: cogliere la bellezza già nelle piccole cose è un primo passo.

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Spazio alla riflessione

Comprendere queste diverse visioni può arricchire le nostre esperienze e aiutarci a vedere la bellezza in ogni aspetto imperfetto dell'esistenza. Concludo questo articolo con tre foto scattate nei mesi di luglio, agosto e nei primi giorni di settembe. Natura, arte, spiritualità/religione mi sono state maestre e guide in questo viaggio contemplativo ed estetico da fuori a dentro e viceversa. 

 

Natura: nella prima potete vedere uno dei tramonti estivi a Castel di Tusa.

Arte: nella seconda vista dall'alto (dalla “Piramide 38° parallelo”) di un'opera monumentale “La materia poteva non esserci” commissionata dal mecenate Antonio Presti, in ricordo del padre scomparso, a Pietro Consagra e che si trova presso il Parco museo all'aperto Fiumara d'Arte. 

Spiritualità/Religione: nella terza foto un segno sul marciapiede a ricordarmi la via che ognuno sceglie o in cui incappa buttandoci semplicemente un occhio (il terzo magari!).

 

Se la Bellezza è una sensazione, il luogo in cui trovarla è negli occhi di chi guarda. 

Come quello sguardo si sofferma sulle cose del mondo - esteriore e interiore - fa la differenza.

 

"La curiosità è una strada che conduce ai dettagli".

(Gregg Krech “L'arte di passare all'azione. Lezioni di psicologia giapponese”).

 

Grazie per essere arrivati/e fino a qui.

Al prossimo articolo.

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